martedì 16 febbraio 2010

Yasser Arafat e il mio babbino Alberto Barsacchi

« Chi combatte per la libertà non può essere chiamato terrorista »
(Yāsser ʿArafāt)

Yasser ʿArafāt nel 1999.
Nobel per la pace 1994
Yāsser ʿArafāt (pronuncia: Yāsir ʿArafāt; in arabo: ياسر عرفات‎; Il Cairo, 24 agosto 1929 – Clamart, 11 novembre 2004) è stato un politico palestinese.
Il suo nome era Muḥammad ʿAbd al-Raḥmān ʿAbd al-Raʾūf al-Qudwa al-Ḥusaynī (in arabo: محمد عبد الرحمن عبد الرؤوف القدوة الحسيني‎), ma è noto anche con lo pseudonimo di Abū ʿAmmār (arabo: ابو عمّار‎), ed è stato un combattente, figura di spicco del panorama politico mondiale.
Nel 1956, a una conferenza a Praga, Yāsser ʿArafāt portò la kefiah, il tradizionale copricapo palestinese (a scacchi neri o rossi) che divenne di fatto una sorta di suo emblema.
Nel 1994 gli venne conferito - unitamente ai leader israeliani Shimon Peres e Yitzhak Rabin - il Premio Nobel per la pace per l'opera di diplomazia compiuta al fine di rappacificare le popolazioni dei Territori Occupati (che Israele considera come contesi) di Cisgiordania e della Striscia di Gaza e garantire al popolo palestinese il riconoscimento del diritto ad uno Stato proprio.
Dal 1996 sino alla morte, ha ricoperto la carica di presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP). In precedenza era stato a capo di al-Fatḥ (impropriamente nota come al-Fatah), confluita successivamente nell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).
La discussa figura di ʿArafāt ha finito con il diventare il simbolo stesso della causa palestinese.
Personaggio complesso e controverso, uomo d'azione ma anche prudente diplomatico, Yāsser ʿArafāt è stato negli ultimi anni della sua vita, spesso accusato - e in special modo dopo il fallimento del Summit di Camp David del 2000 con l'allora Premier israeliano Ehud Barak, e soprattutto dopo lo scoppio della seconda intifada -, di non volere la pace, aver sostenuto gli atti di terrorismo contro i civili israeliani e non aver fatto nulla per contrastarli, non più in grado di porsi come interlocutore serio.
Mentre, allo stesso tempo, da parte del mondo arabo, è stato sempre riconosciuto e considerato come figura unica e carismatica, personaggio indispensabile all'interno dell'intricato universo di movimenti politici palestinesi, al fine della conclusione del processo di pace e dell'annosa crisi mediorientale.


Nascita e primi anni [modifica]
Primo di sette fratelli, figlio di un mercante, ʿArafāt era salito nel 1969 alla guida dell'OLP (fino ad allora guidata da Ahmad Shuqayrī), diventando capo di al-Fatḥ, l'ala oltranzista e maggiore fazione interna all'OLP.
La data ed il luogo della sua nascita sono sempre rimasti assai controversi. Il suo certificato di nascita, depositato all'università del Cairo, afferma che Yāsser ʿArafāt è nato al Cairo (Egitto) il 24 agosto 1929. Altre fonti sostengono che invece sia nato a Gerusalemme il 4 agosto 1929. È però interessante notare che nella sua biografia "ufficiale", Alan Hart, confermi il fatto che il capo dell'Autorità Nazionale Palestinese sia nato al Cairo. Il suo nome completo alla nascita, tuttavia, risulta come Muḥammad ʿAbd al-Raḥmān ʿAbd al-Raʾūf ʿArafāt al-Qudwa al-Ḥusaynī.
Come sostenuto da Said K. Aburish, biografo arabo, nel libro Arafat: Da difensore a dittatore (Bloomsbury Publishing, 1988, pag. 7):
"Muhammad ˁAbd al-Rahmān è il primo nome; ʿAbd al-Raʾūf il nome di suo padre; ʿArafāt quello di suo nonno; al-Qudwa è il nome di famiglia, e al-Ḥusaynī è il nome della tribù a cui gli al-Qudwa appartengono". Inoltre, "l'affermazione che ʿArafāt sia collegato al clan al-Ḥusaynī di Gerusalemme attraverso sua madre (una ʿAbd al-Saʿūd) sarebbe falsa in quanto l'appartenenza alla tribù al-Ḥusaynī gli verrebbe casomai dal lato paterno".
Secondo Aburish, ʿArafāt non ha alcuna relazione con i notabili al-Ḥusaynī di Gerusalemme (ivi, p. 9). Spiega infatti il biografo: "Il giovane ʿArafāt cerca di avvalorare le sue credenziali palestinesi per sostenere le sue rivendicazioni sulla leadership ... e non può ammettere alcun fatto che possa minare la sua pretesa identità palestinese ... ʿArafāt intende perpetuare la leggenda della sua nascita a Gerusalemme e del suo collegamento con la famiglia al-Ḥusaynī della città".
La gioventù [modifica]
ʿArafāt ha trascorso la maggior parte della sua giovinezza al Cairo, fatta eccezione per quattro anni (dopo la morte della madre, avvenuta in data imprecisata quando aveva tra cinque e nove anni) quando ha vissuto presso uno zio a Gerusalemme. Mentre studia all'università del Cairo - dove consegue la laurea in ingegneria civile - aderisce alla Fratellanza Musulmana e all'Unione degli Studenti Palestinesi, della quale diviene presidente dal 1952 al 1956.
Mentre è al Cairo sviluppa una stretta relazione con suo zio il Ḥājjī Amīn al-Ḥusaynī , che era stato Muftī di Gerusalemme. Nel 1956 presta servizio nell'esercito egiziano durante la crisi di Suez.
Leader dell'OLP [modifica]
Al Congresso Nazionale Palestinese tenutosi al Cairo il 3 febbraio 1969, diviene leader dell' OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).
In realtà, l'impegno politico di ʿArafāt ha radici più antiche e risalgono a quando, spostatosi in Kuwait per lavorare come ingegnere, collabora a fondare al-Fatḥ, organizzazione che ha come obiettivo la creazione di uno Stato palestinese indipendente.
Nascita di al-Fatḥ e crisi vicino-orientale [modifica]
Nel 1963 al-Fatḥ, appoggiata dalla Siria, programma la sua prima azione militare, il sabotaggio di un impianto idrico israeliano. L'azione avviene nel dicembre del 1964 ma si rivela un fallimento. Comunque, dopo la Guerra dei sei giorni, nel 1967, quando Israele sposta la sua attenzione dagli Stati arabi alle varie organizzazioni palestinesi, una di queste è - appunto - al-Fatḥ.
Nel 1968 l'organizzazione palestinese è il principale obiettivo dell'attacco israeliano al villaggio giordano di Karame, azione nella quale muoiono centocinquanta guerriglieri palestinesi e ventinove soldati israeliani sono uccisi, in buona parte dalle forze regolari giordane. Malgrado le forti perdite, la battaglia è considerata una vittoria per al-Fatḥ (esultante per il ritiro degli israeliani) e contribuisce ad aumentare il prestigio di ˁArafāt e di al-Fatḥ stessa.
Nel 1969 ʿArafāt diviene, quindi, portavoce dell'OLP rimpiazzando Aḥmad Shukayrī, che era stato proposto dalla Lega Araba. ʿArafāt diviene due anni dopo comandante in capo delle Forze rivoluzionarie palestinesi e due anni dopo ancora responsabile del Dipartimento Politico dell'OLP.
Nello stesso periodo le tensioni tra il governo di Giordania ed i palestinesi iniziano ad aumentare. Elementi della resistenza palestinese in armi (i cosiddetti fidāʾyyīn) creano uno "Stato nello Stato" all'interno della Giordania (controllando anche numerose zone strategiche tra cui la raffineria di al-Zarqāʾ) finendo per costituire un pericolo per la sovranità dello Stato hashemita.
A capo dell'ALP [modifica]
Lo scontro diventa aperto nel giugno del 1970. Vari governi arabi tentano di mediare una soluzione pacifica ma a settembre, le ripetute operazioni dei fidāʾyyīn, tra cui il dirottamento e la distruzione di tre aerei di linea, fanno propendere il governo giordano per una azione di forza mirante a riprendere il controllo del territorio. Il 16 settembre, Re Ḥusayn di Giordania dichiara la legge marziale e lo stesso giorno ʿArafāt diviene comandante supremo dell'ALP (Armata per la Liberazione della Palestina), forza armata regolare dell'OLP, strutturata su 3 brigate addestrate sul suo territorio dalla Siria.
"Settembre nero" [modifica]
Nella guerra civile che ne segue, L'OLP ha il sostegno di Damasco che invia in territorio giordano una forza di circa 200 carri armati. Gli scontri avvengono principalmente tra forze giordane e l'ALP, sebbene gli USA dislochino la VI Flotta nel Mediterraneo orientale e Israele metta a disposizione della Giordania alcuni reparti militari.
Il 24 settembre l'esercito giordano riesce a prevalere e l'ALP è costretta a chiedere una serie di cessate il fuoco. Durante le azioni militari l'esercito giordano attacca anche i campi-profughi dove i civili palestinesi si sono rifugiati dopo la Guerra dei sei giorni: le vittime sono migliaia. Questo massacro viene ricordato dai palestinesi come "il Settembre Nero".
In seguito alla sconfitta, l'OLP si sposta dalla Giordania al Libano. Grazie alla debolezza del governo centrale libanese, l'OLP poté operare in uno stato virtualmente indipendente (chiamato infatti da Israele Terra di al-Fatḥ). L'OLP inizia ad usare il territorio libanese per lanciare attacchi di artiglieria contro Israele e come base per le infiltrazioni di guerriglieri. A queste azioni corrispondono attacchi di ritorsione israeliana in Libano.
Nel settembre 1972 il gruppo "Settembre Nero" (che fu accusata di aver goduto della copertura di al-Fatḥ) rapisce ed uccide undici atleti israeliani durante i Giochi olimpici di Monaco di Baviera.
Due anni dopo, nel 1974, ʿArafāt ordina all'OLP di sospendere qualsiasi azione militare al di fuori di Israele, della Cisgiordania - in inglese "Sponda Occidentale" o "West Bank" - (la riva ovest del Giordano, o Cisgiordania) e della striscia di Gaza. Nello stesso anno il leader palestinese diviene il primo rappresentante di un'organizzazione non governativa a parlare ad una sessione generale delle Nazioni Unite.
Intanto continuavano a ripetersi, da alcune parti, le accuse verso ʿArafāt di una dissociazione solo di facciata dal terrorismo. Sta di fatto che il movimento al-Fatḥ continuò a lanciare attacchi contro obiettivi israeliani. Gli anni settanta furono caratterizzati in Vicino Oriente dalla comparsa di numerosi gruppi palestinesi estremisti pronti a compiere attacchi sia in Israele che altrove. Israele dichiarò che dietro tutti questi gruppi vi era ʿArafāt il quale però smentì sempre tali ipotesi.
Sta di fatto che nel 1974 i capi di Stato arabi riconoscono l'OLP come unica rappresentante legittima di tutti i palestinesi. Due anni dopo la stessa OLP viene ammessa come membro a pieno titolo nella Lega Araba.
Sabra e Shatila [modifica]
In Libano, intanto, la situazione degenera in una vera e propria guerra civile tra la componente cristiano maronita e quella musulmana appoggiata dall'OLP. I cristiani maroniti accusano ʿArafāt e l'OLP di essere responsabili della morte di decine di migliaia di membri del loro popolo. Israele si allea con i cristiano-maroniti, mettendo in atto due azioni di invasione del Libano: la prima (nel 1978), chiamata Operazione Litani porterà una stretta striscia di terra (detta fascia di sicurezza) ad essere conquistata ed annessa con l'aiuto delle IDF e del cosiddetto Esercito del Sud-Libano (longa manus di Israele); la seconda (nel 1982), detta Pace in Galilea (Prima guerra israelo-libanese, vedrà Israele occupare la maggior parte del sud del Libano per ritirarsi poi, tre anni dopo, nella fascia di sicurezza.


Una conferenza stampa di Yāsser ʿArafāt a Copenhagen
È durante questa seconda invasione che alcune migliaia di civili palestinesi vengono massacrati nei campi profughi di Sabra e Shatila dai falangisti cristiano-maroniti che avevano ottenuto il permesso israeliano di attaccare i campi. Tali azioni determinano una reazione internazionale con l'invio di una forza armata internazionale di interposizione (forza alla quale partecipano anche unità italiane). L'allora ministro della difesa israeliano Ariel Sharon venne ritenuto l'indiretto responsabile dei massacri dal Tribunale Supremo israeliano e costretto a lasciare la sua carica per assumerne comunque una minore.
Proclamazione della nascita dello Stato di Palestina in esilio [modifica]
Nel settembre 1982, durante l'invasione israeliana, gli USA ottengono una tregua in virtù della quale ʿArafāt e l'OLP possono lasciare il Libano per trasferirsi in Tunisia. La nazione nordafricana rimarrà il centro delle operazioni palestinesi sino al 1993.
Negli anni ottanta ʿArafāt riceve assistenza da Ṣaddām Ḥusayn, allora presidente-dittatore dell'Iraq: assistenza che gli permette di riorganizzare il gruppo dirigente dell'OLP fortemente ridottosi dopo la guerra civile libanese. La nuova struttura dirigenziale viene utilizzata durante la Prima Intifada, iniziata nel dicembre 1987.
Nel luglio del 1983 il magistrato veneziano Gabriele Ferrari, nell'ambito del processo alla "Colonna veneta" delle Br emise un ordine di cattura per ʿArafāt per avere fornito un ingente quantitativo di armi, munizioni ed esplosivo consegnato in Libano ed introdotto nel settembre del 1979 a Venezia. L'inchiesta non approderà ad alcun fatto dimostrabile ai fini processuali.
Il 5 novembre 1988 l'OLP proclama la creazione dello Stato della Palestina - sia pure con un governo palestinese in esilio - nei termini della Risoluzione n. 181 dell'ONU. Il 13 dicembre 1988, ʿArafāt dichiara di accettare la Risoluzione n. 242 promettendo il futuro riconoscimento dello Stato di Israele e la rinuncia al terrorismo.
Il 2 aprile 1989 ʿArafāt è eletto dal Comitato Esecutivo del Consiglio Nazionale Palestinese (sorta di parlamento da cui dipende anche l'OLP) presidente dello stato Palestinese. Il 13 dicembre dello stesso anno il governo USA propone la formazione di due separate entità statali: Israele, entro i confini fissati precedentemente al 1967 (Guerra dei sei giorni), e Palestina, composta da Cisgiordania e Striscia di Gaza.
La guerra del Golfo del 1991 [modifica]
Questo evento mette in moto un processo politico di grande importanza. Nel 1991 nella Conferenza di Madrid, Israele apre per la prima volta negoziati diretti con l'OLP. Nello stesso anno, con l'esplosione della Guerra del Golfo, le relazioni con Ṣaddām Ḥusayn diventano il maggior problema di ʿArafāt. L'OLP e la Giordania di re Ḥusayn rimarranno tuttavia i soli stati arabi a schierarsi dalla parte dell'Iraq subendo quindi il boicottaggio degli USA che cercano di bloccare le trattative tra palestinesi e israeliani.
L'Autorità palestinese [modifica]


Yāsser ʿArafāt con Yitzhak Rabin e Bill Clinton il 13 settembre, 1993
Nel 1993 vengono raggiunti gli Accordi di Oslo che prevedono l'autogoverno per i palestinesi della Cisgiordania e della striscia di Gaza entro cinque anni. L'anno seguente ʿArafāt, insieme a Shimon Peres ed a Yitzhak Rabin, viene insignito del premio Nobel per la pace. Nel 1994 si trasferiscono nell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) le prerogative dell'entità provvisoria prevista dagli Accordi di Oslo.
Il 20 gennaio 1996 ʿArafāt viene eletto presidente dell'Autorità provvisoria con una maggioranza dell'87% rispetto all'altro candidato, Samiba Khalil. Osservatori internazionali indipendenti confermano il corretto svolgimento delle elezioni ma da alcune parti viene fatto notare che, stante la rinuncia al voto da parte di alcune forze di opposizione alla linea di ʿArafāt, il suffragio non può considerarsi avvenuto nella completa democraticità. Nuove elezioni, annunciate per il 2002, sono state posposte a causa della situazione interna tale da non permettere, a causa delle restrizioni imposte con la forza da Israele, il libero movimento nei Territori e quindi lo svolgimento di una campagna elettorale.
A partire dal 1996, ad ogni buon conto, ʿArafāt, quale leader dell'Autorità palestinese, viene chiamato con la parola araba raʾīs (Presidente, ma anche semplicemente "Capo", dalla radice araba che significa "testa", "vetta", "cima"). Per Israele, che non riconosce l'esistenza di uno Stato palestinese, significa semplicemente "portavoce", mentre nei documenti palestinesi in lingua inglese viene correttamente tradotta come "presidente".
Gli USA seguono la prassi israeliana mentre le Nazioni Unite quella palestinese. Nello stesso anno 1996, a seguito del ripetersi di attacchi suicidi portati a termine da elementi estremisti palestinesi (attacchi che causano numerose vittime in Israele), le relazioni tra Autorità Nazionale Palestinese e Israele peggiorano nettamente e il nuovo Primo Ministro Benjamin Netanyahu blocca la transizione alla formazione dello Stato Palestinese prevista dagli Accordi di Oslo.
Nel 1998 il presidente statunitense Bill Clinton cerca di ricucire i rapporti tra i due leader vicino-orientali. Il risultato dei suoi sforzi è il memorandum del 23 ottobre 1998 che specifica i passi per il completamento del processo di pace.
ʿArafāt continua i negoziati con il successore di Netanyahu, Ehud Barak. Questi, sia perché proveniente dal Partito laburista (mentre il suo predecessore proviene dalle file del partito di destra Likud) sia in seguito alle pressioni del presidente Clinton, offre ad ʿArafāt uno Stato palestinese nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza con capitale Gerusalemme est, il ritorno di un limitato numero di profughi ed un indennizzo per gli altri. Con una mossa estremamente criticata, ʿArafāt rifiuta l'offerta di Barak senza peraltro presentare delle controproposte.
Nel dicembre 2000, ad una visita di Ariel Sharon alla spianata della Moschea al-Aqsa - considerata provocatoria dagli osservatori internazionali - lo scontro tra israeliani e palestinesi si riaccende con rinnovata violenza in quella che prende il nome di Seconda intifada palestinese.
Vita privata [modifica]

Matrimonio [modifica]
Nel 1990 si sono svolte le nozze tra ʿArafāt e Suhā Ṭawīl nata nel 1963, una palestinese di religione cristiana-ortodossa, che allora lavorava per la sede tunisina dell'OLP. Dalla loro unione è nata il 24 luglio 1995 la figlia Zahwa. Il ruolo ricoperto dalla donna nelle vicende palestinesi e il suo soggiorno a Parigi negli ultimi anni hanno sollevato diverse polemiche. Polemiche che si sono puntualmente ripresentate in occasione della morte di ʿArafāt.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu