lunedì 14 dicembre 2009

Un commercio ad alto profitto

14.12.09

Un commercio ad alto profitto
Dopo che vi ho fatto vedere I bambini che vivono sotto Bucarest, ora voglio dirvi dove, secondo me, sono andati a finire, perche’ da circa quattro, cinque anni sotto i canali non c’ e’ piu’ nessuno. Imprivvisamente la “popolazione fantasma” e’ sparita o quanto meno drasticamente ridotta.
Dobbiamo tener presente che queste persone non hanno ne documenti, ne dimora quindi per la societa’ e per qualsiasi istituzione non esistono.
Leggente questo articolo per capire dove secondo me “si sono trasferiti”:

Il Gazzettino Rumeno No. 45 13-19 marzo 2002

La stampa italiana mette sulle spine le autorità romene con una nuova affermazione scioccante: la Romania, sulla carta dei trafficanti d’organi umani
Quasi ogni settimana, sulla stampa occidentale appaiono informazioni o solo affermazioni riguardo all’implicazione della Romania in diverse illegalità commesse a livello internazionale. Negli ultimi mesi, non contando se si è parlato delle reti di rifornimento d’armi o di denaro per i terroristi, di traffico di immigrati, di sfruttamento dei minori, di traffico di stupefacenti, la Romania non è mai mancata nell’elenco dei paesi implicati. Ogni volta, però, le autorità hanno risposto con solerzia, quasi spaventate che i poteri occidentali prendano sul serio le affermazioni giornalistiche e escludano la Romania da altre liste, quelle “d’attesa” per l’integrazione nell’UE e nella NATO. In questo contesto, indicare la Romania tra i paesi in cui il traffico d’organi umani diventa un affare proficuo, come riportato dalla rivista italiana “Happyweb”, non ha costituito una sorpresa. E, affinché il copione venisse rispettato fino in fondo, anche la reazione delle autorità romene si è inquadrata nei limiti noti.

Traffico d’organi via Internet

Visto che Internet è diventato un mercato di distribuzione universale per ogni tipo di servizi o prodotti, l’informazione secondo la quale in rete si pratica il traffico di organi umani non poteva costituire una novità. In cambio, una novità poteva essere costituita dalla rivelazione che il traffico rispettivo era dissimulato tramite delle immagini video che presentavano dei trapianti. La polemica è stata creata dal mensile italiano Happyweb, tramite la pubblicazione nel suo ultimo numero di un articolo sulle numerose presenze in rete in cui con una semplice cliccata si può accedere ad un’ampia gamma di proposte. La pubblicazione ha tracciato una carta dei paesi dove delle organizzazioni si occupano di questo tipo d’affari, tra questi vi sono molti stati dell’America del Sud, le Filippine, il Pakistan, l’Irak, l’India, parecchie repubbliche ex sovietiche, ma anche la Romania, l’Egitto, il Sud Africa e la Cina. Secondo la rivista Happyweb, che ha svelato i casi, i prezzi oscillano tra i 3000 e 15.000 euro per un cuore, tra i 4000 e i 15.000 per entrambi i reni, giungendo ad un milione di euro per i testicoli. Umberto Rapetto, responsabile del Gruppo Anticrimine Tecnologico della Guardia di Finanza, ha spiegato che simili “portali non violano la legge dei paesi in cui hanno sede e, di conseguenza, la polizia non può intervenire. La legge sulla privacy, d’altro canto, ci impedisce di intervenire per identificare gli acquirenti”, ha aggiunto Rapetto. Oltre agli organi umani, su Internet è possibile ottenere dei farmaci fuori commercio o spermatozoi e ovuli per la fecondazione artificiale. La rivista sottolinea che alcuni immigranti clandestini hanno venduto degli organi per pagare l’ingresso in Italia. Simili episodi rappresentano non solo un pericolo medico per la possibile incompatibilità di gruppo sanguigno, ma anche un rischio di contaminazione.

Il pubblico magistrato di Trieste, Federico Fezza, esperto in problemi di immigrazione illegale, ha dichiarato che “è necessario sapere da dove provengono gli organi. In alcuni paesi la vendita non è illegale, in Italia, invece il loro acquisto è vietato”. “Altro sarebbe sapere che per ottenere questi organi le persone in questione sono state assassinate. Cosa che sappiamo accadere”, ha precisato il magistrato.

Le autorità romene sono preoccupate

Dopo che l’articolo citato è stato ripreso (con le solite esagerazioni) anche dalla stampa romena, il presidente della Commissione per i Trapianti del Ministero della Sanità e della Famiglia (MSF) di Romania, il dottor Serban Bradisteanu, ha precisato, in un comunicato, che esiste una statistica ufficiale nei registri della Commissione dei Trapianti su tutti i prelievi e i trapianti di tessuti e organi effettuati nelle unità del Ministero della Sanità e della Famiglia, in cui sono inclusi i dati precisi per l’identificazione sia delle persone da cui si sono prelevati organi o tessuti, sia dei beneficiari dei trapianti. Ugualmente, le équipe di medici del Ministero della Salute sono conosciute con precisione. Queste statistiche ufficiali sono a disposizione degli organi abilitati ad effettuare delle indagini su simili casi. La Commissione dei trapianti del ministero è assai interessata nel chiarire le vicende segnalate dalla stampa in merito a un possibile traffico di organi e tessuti umani in Romania. Lo scorso anno il Ministero della Sanità e della Famiglia romeno ha deposto grossi sforzi per allinearsi alle norme europee sui trapianti, soprattutto per i trapianti di cornea, si afferma nel comunicato del dottor Serban Bradisteanu.



La realtà non ufficiale

Il comunicato chiarisce la vicenda solo da un punto di vista medico, il dottor Serban Bradisteanu affermando in pratica che negli ospedali romeni non c’è traffico d’organi dietro ai trapianti. Non abbiamo ragione di dubitare di ciò, sia tenendo conto della probità morale e professionale del dottor Serban Bradisteanu e degli altri membri della Commissione, sia constatando che la scuola romena di trapianto d’organi umani è troppo giovane e priva di mezzi materiali per permettersi di compiere delle azioni criminose. Ma, se dal punto di vista medico le cose sono chiare, altrimenti stanno a livello sociale. La povertà e la mancanza di una prospettiva determina parecchi romeni ad offrire diversi organi in cambio di somme di denaro. Le rubriche della stampa dedicate agli annunci contengono spesso simili “offerte” e si può presupporre che molti altri giungono sui tavoli operatori in modo più discreto, senza rendere pubbliche le “offerte”. Del resto, i reportage apparsi periodicamente sui giornali romeni, in cui diversi “donatori” raccontano quello che hanno passato, non rappresentano da molto tempo casi di sensazione. I semplici cittadini, ma anche gli organi d’inchiesta di Romania, sanno che esistono reti bene organizzate di “acquirenti” d’organi, e inoltre si sa che il “venditore” deve recarsi in un altro paese. In una simile situazione, è molto difficile accusare qualcuno, poiché, ad esempio, i doganieri romeni non possono controllare se un giovane di ritorno da un viaggio in Turchia ha entrambi i reni.


Florin Boieru

1 commento:

Anonimo ha detto...

Alessandro, te dici che e diffivile acusare in queste condizioni, ma vedo che a te ti viene molto facile! E guarda caso voi Italiani solo sotto Bucarest sapete caminare, sopra mai, e se non ci sono piu dei barboni: Oooooo Mio Dio! Dove sono andati a finire??? :O Siete bravi a dire Romania non manca qua e la, ma voi dove siete presenti!? Siete sempre stati bravi a far vedere altra parte d'Italia ed a sporcare L'imagine dei altri paesi!